Il divino nell’umano: fatti mistici e straordinari

La vita di Madre Speranza è intessuta di numerosi fatti straordinari e mistici.

Intendiamo con questa espressione quei doni particolari e quella particolare esperienza di Dio che superano le capacità umane e che lo Spirito Santo concede ad alcune persone privi­legiate perché risplendano di una luce più intensa.

La Chiesa guarda questi fenomeni con prudenza ed equili­brio.

In una udienza generale Paolo VI ebbe a dire: “Ben sap­piamo che lo Spirito soffia dove vuole e sappiamo che la Chiesa se è esigente verso i veri fedeli per le sue stabilite osser­vanze, e se spesso Ella si mostra cauta e diffidente verso le possibili illusioni spirituali, Ella è e vuole essere estremamente rispettosa delle esperienze soprannaturali concesse ad alcune anime, o dei fatti prodigiosi, che talvolta Iddio si degna mira­colosamente inserire nella trama delle naturali vicende”.

Alle molte qualità umane che Madre Speranza possedeva Dio volle che si aggiungessero molti doni soprannaturali e straordinari. Questi doni non si meritano: sono grazie che Dio elargisce gratuitamente. Madre Speranza non li ha né cercati né desiderati e ha voluto sempre sottoporli al giudizio del suo Padre Spirituale, senza mai farsi vanto di essi.

Lo scrittore gesuita, P. Domenico Mondrone, che conobbe Madre Speranza e lesse attentamente i suoi scritti, è convinto che “Madre Speranza passerà alla storia dell’agiografia catto­lica come una mistica di alto livello”.

Lo specialista P Roberto Moretti o.c.d., che ha studiato questo aspetto della vita di Madre Speranza attraverso gli undici volumi dei suoi scritti, così conclude il suo studio: “Dopo una lettura prolungata e dettagliata degli scritti della Madre Speranza, e dopo mature riflessioni sulla sua figura complessa e sulla sua spiritualità, mi sono fatto la convinzione che i suoi carismi, nel loro complesso, presentano i caratteri dell’autenticità. Ovviamente non si può affermare che in qual­cuna di queste manifestazioni non si possa ricorrere alle risorse della sua profonda religiosità, del suo fervore, o anche alla ric­chezza della sua psicologia.

Ma nell’insieme, per le ragioni che sono andato enucleando, ritengo che si tratti di autentici doni di Dio, che le ha affidato una missione importante e delicata nella sua Chiesa.

Dal punto di vista dottrinale nulla ho riscontrato nel conte­nuto e nella espressione di questi carismi che sia difforme dalla dottrina della Chiesa, o in qualche modo censurabile.

Il contenuto spirituale di questi scritti mi appare da ogni punto di vista eccellente per tutta la Chiesa, e in particolare per la vita consacrata per mezzo dei consigli evangelici. Tutta la vita spirituale della Madre Speranza mi appare veramente esemplare, splendida in virtù e opere. Sono convinto che la conoscenza di questa figura potrà fare molto bene a tutti i fedeli”.

Il Cardinale Ugo Poletti precisa: “Le espressioni straordina­rie, religiose e spirituali della vita di Madre Speranza sono convalidate dalla sua semplicità di vita, dalla sua saggezza cri­stiana e umana e dalla costante serenità dell’anima sua, che esprimeva con parole semplici, serene, colme di fede”. Non so che cosa vorrà il Signore Le prime testimonianze della presenza di questi doni la troviamo in una lettera scritta dalla Madre Generale delle Cla­retiane, Patrocinio Pérez de Santo Tomàs rmi, al P Felipe Maroto, il 13 dicembre 1928. Vi si legge: “In Madre Speranza diventano sempre più frequenti i fatti straordinari; io credo che di alcuni di essi sia già stato informato anche lei perché ormai sono diversi i Padri che li hanno visti. Non so che cosa vorrà il Signore da questa creatura, ma adesso sto veramente e comple­tamente tranquilla e mi dà sicurezza il fatto che sia stata affi­data al molto reverendo Padre Naval il quale è disponibile non solo una volta al mese, come avevamo concordato, ma ogni settimana e ogni volta che lo crede necessario.

Di alcuni di questi episodi abbiamo già parlato: l’incontro con Santa Teresa di Gesù Bambino quando aveva solo dodici anni, i numerosi miracoli avvenuti nella casa di Calle del Pinar e in altre, soprattutto con la moltiplicazione dei viveri.

Ci occuperemo ora di alcuni fenomeni particolari che si verificarono più volte durante la sua vita.

Estasi

Con una frequenza veramente sorprendente Madre Spe­ranza, non solo durante la preghiera, ma anche svolgendo le mansioni più umili e ordinarie, “cadeva in estasi”.

Sono migliaia le persone che la videro durante questi momenti di completa assenza dalla vita sensitiva e di intimo e profondo colloquio con il Signore. Il corpo eretto, senza appoggiarsi, normalmente inginocchiata, fissava i suoi occhi verso un punto, leggermente in alto, passando da un atteggia­mento di dolore ad un altro di gioia, di preoccupazione o di attesa. Le mani giunte stringevano forte il crocefisso che le pendeva sul petto mentre con un tono di voce, a volte appena percettibile, altre volte ben comprensibile, parlava con il Signore familiarmente dei vari problemi che l’assillavano, rin­graziava, intercedeva per i peccatori, chiedeva favori e benedi­zioni per chi veniva al Santuario o si raccomandava alle sue preghiere. In questo stato, che a volte si prolungava anche per qualche ora, si verificava una totale assenza dei sensi, sia della vista che dell’udito e del tatto.

Parlava normalmente la sua lingua spagnola frammista di italiano; a volte si senti parlare una lingua sconosciuta che alcuni pensarono fosse aramaico, la lingua di Gesù. Quando in occasione dei funerali del Vescovo di Todi, Sua Eccellenza Mons. Alfonso Maria De Sanctis, andò in estasi, nel Santuario dell’Amore Misericordioso, un fotografo azionò ripetutamente il flash della sua macchina fotografica, a pochi centimetri di di­stanza dai suoi occhi. Ebbene, le palpebre non fecero il minimo movimento. Il segno che l’estasi stava per terminare erano le parole: “Non te ne andare, Gesù mio!”.

Una volta terminata l’estasi, tornava immediatamente alla sua vita normale, gioiosa e piena di energia. Lei stessa si meravigliava di quanto “le succedeva”.

Tentò di spiegarlo al suo Direttore Spirituale con queste parole: “Vorrei, padre mio, poterle spiegare quello che provo ogni volta che mi accade questo fenomeno durante la preghiera.

Io lo chiamo “distrazione”, o estraniamento dai miei sensi, forse perché in quei momenti la mia anima, senza alcun merito da parte mia, si ritrova completamente assorta in Dio.

A me sembra che ciò mi accade quando la volontà si trova ferita dall’amore verso il Nostro Dio e così, senza rendersi conto, si lancia verso di lui, spogliandosi di tutto ciò che la cir­conda, entrando in una specie di rapimento dove si gioisce senza mai stancarsi”.

Le stimmate

Madre Speranza, come altri santi, ebbe il dono di portare nel suo corpo i segni della passione di Cristo. La prima testimonianza risale al 4 aprile 1928.

Madre Patrocinio Pérez, Generale delle Claretiane, in una lettera scritta al Padre Felipe Maroto così si esprime: “Vorrei darle qualche indicazione sulla nostra sorella Madre Speranza. Penso che il P. Giacinto Blanc già le avrà detto qualche cosa e forse anche qualche altro. Da un po’ di tempo a questa parte sembra che il Signore la conduca per vie certamente molto straordinarie. C’è stato un periodo che il demonio la tormen­tava atrocemente percuotendola fino a lasciarla mezzo morta, così come attesta M. Maria Ana Rué (la Superiora) che lo ha visto e sentito parecchie volte. Poi questo sembra che sia finito, mentre la maggior parte delle settimane, nelle notti tra il gio­vedì e il venerdì, si verifica un sudore di sangue tanto abbon­dante che a volte la lascia talmente sfinita da dover restare a letto diversi giorni; adesso dal primo venerdì di Quaresima, le sono apparse nei piedi le stimmate, proprio come le dipingono in alcuni santi; si conservano sempre come piaghe fresche e a volte perdono molto sangue…

Oltre a questo ci sono mille altre cose eccezionali che le succedono… al punto che se questo viene da Dio è cosa molto straordinaria, ma se non fosse così, Dio ci liberi!

A me, creda, mi sta prendendo un po’ di timore perché tutto questo comincia a diventare di pubblico dominio, nonostante che io raccomandi molta riservatezza a quanti vedono queste cose perché ho paura che si fa del male a lei stessa.

Mi consola il vedere che – almeno per quello che risulta – si conserva umile, molto obbediente ai suoi Superiori, mortifica­tissima e ha grande carità con le sue consorelle, molto zelo per la gloria di Dio; tutto questo dimostra che ha buono spirito”.

Quel venerdì di Quaresima a cui si fa cenno corrisponde al 24 febbraio 1928.

Un’altra testimone, M. Aurora Samaniego esprime con que­ste parole il suo stupore per questi fatti straordinari: “Era da poco passata la Quaresima, durante la quale Madre Speranza restò definitivamente stimmatizzata e a causa di ciò cominciò a star male di cuore. Il Dottor Grinda, che pieno di ammirazione poté contemplare le cinque stimmate e poté attra­versare con il suo dito, da parte a parte, i piedi di Madre Spe­ranza, perché le ferite erano aperte, volle consultarsi con lo specialista del cuore, Dottor Carriòn. Questo signore che ignorava l’azione soprannaturale che si era verificata in Madre Spe­ranza, le fece una radiografia e, vedendo che il cuore era perfo­rato, si allarmò moltissimo e disse a Madre Pilar che la ripor­tasse a casa in macchina e con molta attenzione perché correva il rischio di morire per strada. Quando arrivò a casa, Madre Speranza si mise a fare le faccende come sempre.

Allo stesso modo di S. Francesco, di S. Padre Pio e altri santi, Madre Speranza ebbe, da quel giorno, impresse nel suo corpo le piaghe di Cristo. Sappiamo, però, che non sempre erano visibili e sanguinanti. Lei stessa, infatti chiese al Signore questo miracolo nel miracolo, per avere libere le mani e così poter svolgere il suo lavoro in cucina, in lavanderia e dove era necessario e soprattutto per non attirare l’attenzione. Molti testimoni oculari hanno visto in determinate occasioni, special­mente nei venerdì di Quaresima, il segno dei chiodi nelle mani e nei piedi, mentre normalmente si vedeva una lieve macchia violacea.

Dichiara una sua figlia: “Io nei primi tempi non ci badavo, ma poi mi sono accorta che aveva nelle mani dei segni rossi e nel polso i segni di una corda e nella fronte tanti puntini rossi”.

Rivive la Passione di Cristo

Madre Speranza ha confessato che Gesù le ha fatto più volte rivivere i patimenti della sua Passione.

Si conservano in archivio le fotografie scattate da P. Luigi Macchi, presenti vari testimoni, mentre Madre Speranza rivi­veva le sofferenze delle tre ore di agonia di Gesù in croce.

Così racconta il fatto P Mario Gialletti che era presente: “La Madre, vestita con il suo abito religioso, era distesa sopra il letto; una sottocoperta le lasciava libere solo il volto e le braccia; era in estasi e non si rendeva conto della nostra pre­senza. Noi avemmo l’impressione di rivedere, momento per momento, tutta la sequenza della crocifissione. Si sollevò dal letto almeno trenta centimetri, tanto che P. Gino poté passare più volte la sua mano tra il corpo della Madre ed il letto. Dis­tese il braccio destro come se qualcuno glielo tirasse e vedemmo la contrazione delle dita e dei muscoli della mano come se uno la stesse attraversando con un chiodo; ugualmente per l’altro braccio. Ricordo anche l’impressione che mi fece l’arsura che si notava sul suo volto e le labbra che si spacca­vano per questo. Quando fu tutto finito mi fece anche impres­sione il sentire lo scricchiolio delle ossa delle braccia mentre la Madre si ricomponeva”.

Lei stessa riferisce al suo Padre Spirituale le impressioni avute durante un’estasi avvenuta il 5 aprile 1928: “Questa notte, padre mio, ho sentito come mai altre volte, i dolori e le angosce della Passione del Buon Gesù e ciò che maggiormente mi ha impressionato e fatto soffrire è stato il momento nel quale, in maniera misteriosa che non so spiegare, si sono ripresentati davanti a me i terribili effetti della tristezza, dell’abbattimento e dello svenimento che colpirono il Buon Gesù nell’orto del Getsemani…

Io non so se sarà una illusione, però mi sembra di amare Gesù più di prima; ci sono momenti, padre mio, nei quali mi sembra di sentire nella mia anima un movimento interiore che la trasporta verso di Lui, distaccandola dalle cose che non sono Lui, mentre infondono in me una sete bruciante di soffrire con Lui”.

Scambio del Cuore

È un fenomeno mistico che si è verificato in vari santi nel corso della storia. Consiste nello scambiare il proprio cuore con quello di Gesù. Esprime simbolicamente l’amore e l’inti­mità che c’è tra Gesù e l’anima. Nel “Diario” di Madre Spe­ranza troviamo, in una nota del 23 marzo 1952, questo accenno: “e a volte mi dimentico che conformare la mia volontà con la sua, consiste come Lui dice, nello scambio dei cuori…

Suor Anna Mendiola ha lasciato questa testimonianza al ri­guardo: “La Madre pregava il Signore che avesse scambiato con lei il suo cuore. Dopo molto pregare il Signore accondisce­se allo scambio.

La Madre prese allora ad avere un respiro affannoso, senza la possibilità di alzarsi dal letto. Sicché dopo un giorno pregò il Signore che si fosse ripreso il suo cuore grande e le avesse ri­donato il suo piccolo cuore”.

Bilocazioni

Questo fenomeno si è ripetuto più volte nella vita di Madre Speranza. Esso consiste nell’essere presente con il corpo in un determinato luogo e, nello stesso tempo, rendersi presente in un altro, vedere, essere visti e parlare con le persone.

Durante questo fenomeno il corpo cade a terra come accade per una persona priva di sensi. La Madre nei suoi scritti parla di alcune di queste bilocazioni e molte persone sono testimoni di esse. Abbiamo già raccontato ciò che avvenne nel 1923, quando, trovandosi a Madrid si presentò nell’abitazione del Vescovo di Pasto, Mons. Pueyo, che si trovava in Colombia, per avvertirlo che nello spazio di venti giorni sarebbe morto. Ugualmente si è parlato della guarigione di una suora carmelitana a cui la Madre apparve mentre si trovava in ospe­dale.

“Ad un altro caso di bilocazione – ha testimoniato Suor Inès Riesco – fui presente io stessa.. Nel 1931, cioè dopo la nostra uscita dalla Congregazione delle suore dell’Immacolata, poi­ché il Vescovo di Madrid non ci concedeva di avere il Santis­simo in casa e di celebrare la Messa nella nostra cappella, dovevamo andare nelle varie parrocchie e in particolare nella vicina chiesa dei domenicani. Lì c’era il Padre Gafo che divenne confessore della Madre dopo che il Vescovo aveva proibito a P. Naval di confessarla… Nella chiesa dei domeni­cani un giorno, dopo “l’ite Missa est”, la Madre cadde a terra dando un rantolo e rimanendo priva dei sensi per un certo tempo. Quando rinvenne diede un altro rantolo e ci avviammo, lei ed io, verso casa. Molta gente e il padre domenicano erano stati presenti. Tutti erano in atteggiamento rispettoso e devoto perché conoscevano la Madre e le volevano molto bene. Arri­vati a casa domandai alla Madre dove fosse stata in quel frat­tempo e lei rispose di essersi recata all’ospedale a spremere un bubbone in un posto delicato del corpo di un malato ivi ricove­rato.

Dopo qualche tempo la Madre mi disse di aver incontrato per strada quel malato completamente guarito e di essere stata da lui ringraziata. Era stato lui a riconoscerla e a chiamarla, ma la Madre non si era voluta trattenere”.

Sappiamo dai suoi scritti che si presentò ripetutamente negli anni che vanno dal 1936 al 1945 ad un celebre personaggio della storia Italiana. Il 3 luglio 1941 Madre Speranza parla di un incontro con il Santo Padre Pio XII. Allo stesso Pontefice apparve nella notte tra il 27 e il 28 settembre 1958, mentre si trovava a Castel Gandolfo, per comunicargli che nella settima­na seguente il Signore l’avrebbe chiamato a sé. Effettivamente il Santo Padre morì il 9 ottobre.

Al Sacerdote Diocesano con voti, D. Luigi Leonardi di Fermo, la Madre si presentò in bilocazione il 22 febbraio, avvi­sandolo che di lì a pochi giorni sarebbe morto. Don Luigi manifestò il desiderio di andare a confessarsi da Padre Pio o dal padre Cappello, ma la Madre gli disse che non era necessa­rio. Quando andò a baciarle la mano si accorse di non stringere nulla e capì in che modo la Madre si trovava in sua presenza. D. Luigi morì improvvisamente il giorno 26 dello stesso mese. Sul tavolo del suo studio si trovavano alcuni appunti di medita­zione sulla morte.

La Madre raccontò ancora che il 18 maggio D. Luigi le apparve, rivestito dei sacri paramenti, avvolto di luce e di una bellezza indicibile. Aveva sul petto il Crocifisso dell’Amore Misericordioso, ma non si vedeva il legno della croce.

Erano quelli giorni di grande preoccupazione per la Madre, convinta come era che la Congregazione maschile stava per es­sere disciolta e che lei non aveva concluso nulla.

D. Luigi le disse che dal giorno dell’Ascensione era in cielo e che non doveva rattristarsi perché era venuto a dirgli in nome di Dio che non era vero che non aveva fatto nulla. Era già una grande cosa il semplice fatto di aver aiutato anche una sola anima ad andare in Paradiso.

Madre Sagrario Echeverria racconta quanto segue: “Non potrò mai dimenticare lo spavento che ebbi una volta che, entrata nella cappella del Crocifisso per fare le pulizie, vi tro­vai la Madre inginocchiata al penultimo banco, come era solita. Ad un tratto, sentii come uno strappo o un rantolo, e vidi la Madre riversa sul genuflessorio, con la bocca aperta, immo­bile e silenziosa.

Pensai che fosse svenuta e mi avvicinai per toccarle la fronte e le mani e le sentii gelate, come di un morto. Corsi a chiamare Padre Gino Capponi e quando tornammo trovammo la Madre che già si era ripresa. Padre Gino, intuendo che si trattava di un caso di bilocazione, le domandò dove fosse stata e lei rispose indicando non so quale località. Mi pare che era andata ad assistere un malato”.

Alcuni tra coloro che divennero suoi figli entrando nella Congregazione furono sollecitati da apparizioni della Madre. Sappiamo che fu così per il Padre Alfonso Mariani, per il Professore Ennio Fierro, tenente colonnello dell’esercito ita­liano, che lasciato il suo lavoro e le prospettive di una brillante carriera, entrò a far parte della Famiglia Religiosa fondata da Madre Speranza.

I suoi sconfinamenti nell’oltretomba

La carità di Madre Speranza, oltrepassava i confini di que­sto mondo per estendersi fino all’aldilà.

Era particolarmente viva in lei la devozione alle Anime del Purgatorio e il desiderio di liberarle dalle loro sofferenze. Fa­ceva celebrare continuamente SS. Messe e inculcava a tutti questa devozione. Aveva stabilito che una percentuale delle of­ferte ricevute fosse destinata a questo scopo. Quando in occa­sione del suo onomastico o compleanno le venivano offerte preghiere, sacrifici e intenzioni di SS. Messe, le devolveva spesso in suffragi per le anime del Purgatorio. Nel Santuario volle che una cappella fosse dedicata alle Anime Sante. Numerose e impressionanti sono le testimonianze dei suoi sconfina­menti nell’oltretomba.

Nella sua “relazione” scritta nel 1930, per obbedienza al Padre Spirituale afferma: “Fu approssimativamente tra le nove e mezza e le dieci e mezza della mattina (del 19 aprile) quando all’improvviso mi ritrovo in Purgatorio accompagnata dalla Madre, cioè dalla Santissima Vergine. Lì ebbi la consolazione di vedere uscire le anime delle quali mi stavo interessando. La madre e il fratello del cappellano della casa, il padre dell’Eccellentissimo Vesco­vo di Madrid-Alcalà… Mi sono incontrata con un Figlio del Cuore Immacolato di Maria… Ho chiesto se c’era qualche fa­miliare del Padre Postius e mi è stato detto che c’era solo una zia materna. È uscito anche un signore della famiglia Ganda­rias… Sono uscite, inoltre, varie altre persone che il P. Anto­nio aveva affidato alle mie preghiere varie volte…”.

A chiederle preghiere di suffragio si presentò un giorno un sacerdote. Costui disse alla Madre che si trovava in Purgatorio perché durante la sua vita aveva speso molto denaro per il fumo ed aveva peccato di vanità per un libro che aveva scritto.

Madre Sagrario Echevarria racconta un episodio veramente impressionante avvenuto nella casa di Colloto che durante la guerra civile era stata occupata dai rossi i quali avevano ucciso varie persone: “Alle 23 ci ritirammo nelle stanze. La Madre dormì nella stanza accanto alla portineria ed io in un salottino attiguo. Dopo solo mezz’ora la Madre mi chiamò: ‘Sagrario, stai lì?’. Le risposi: ‘Si, Madre’. Cominciai a chiedermi: ‘Che succederà?’. Poco dopo aggiunse: ‘Se senti qualcosa non aver paura’. Tolse dalla sua stanza una stufa elettrica e me la diede, dicendo: Te la do, perché non succeda niente’.

A mezzanotte, nella stanza della Madre si sentirono delle grida strane e come delle persone che parlavano. Aspettai un po’, però non potetti fare a meno di entrare. Quando entrai tro­vai la Madre che stava soffrendo terribilmente, stringeva forte il Crocifisso e, piangendo diceva: ‘L’Amore Misericordioso è un Padre, abbiate fiducia!’. Di quando in quando, si udivano delle voci cavernose, come se per loro non ci fosse misericor­dia. In questa angustia la Madre offriva Messe e sacrifici e stette in questo stato per più di 2 ore. Sarei voluta andare a chiamare le suore, ma erano lontano e non volevo lasciar sola la Madre in quelle condizioni.

Ho visto molte volte la Serva di Dio soffrire, però parlava solo lei. È stato terribile sentire quelle voci lontane e non vedere nessuno. La Madre poi mi disse che, poiché durante la guerra la casa di Colloto era stata destinata per fucilare la gente, quelle voci erano di alcuni complici degli assassini”.

Un altro episodio ci viene offerto da P. Alfredo Di Penta. Accompagnava la Madre nella casa di Matrice. Durante il viaggio si erano fermati al cimitero polacco. La Madre era ri­masta molto impressionata nel vedere le tombe di tanti giovani caduti durante la guerra e chiedeva al Signore di portare in Pa­radiso almeno le ultime due o tre file. Il giorno seguente, du­rante la Messa, cominciò a supplicare il Signore: “Io – racconta Padre Alfredo – che ero accanto alla Madre la sentii, fra un rantolo e l’altro, parlare a Gesù: ‘Non sei morto per scherzo, chi vuole più bene a queste anime, Tu o io? Io di messe più di tante non ne posso far dire; non ho soldi, Tu lo sai. Tu sei morto in croce! Allora porta in Paradiso questi poveri giovani morti lontano dalla famiglia e dalla patria; porta in Paradiso la mamma di queste due suore perché debbo avvertirle che la mamma è morta e non potrei confortarle se non dicendo loro che è già in Paradiso. Porta in Paradiso la mamma di questo ra­gazzo che è un’anima abbandonata. All’elevazione ti aspetto’. All’elevazione la Madre non era più in sé e fissava lo sguardo verso un punto lontano. Mi sono permesso di toccare il viso e sentii che era freddo. Si sentì un altro rantolo e la Madre rin­venne e ringraziava il Signore per la sua bontà: ‘Tu Signore, – diceva – sei troppo buono e noi non capiamo la tua bontà, non ti conosciamo!’.

Alla fine della S. Messa ho domandato alla Madre che cosa fosse avvenuto dato che era ancora fredda, gelata. Mi disse che era andata in Purgatorio a vedere il passaggio in Paradiso di queste anime”.

È ancora P Alfredo Di Penta a testimoniare: “Quanto sto per dire mi è stato narrato personalmente dalla Madre. Un tale si presentò a lei chiedendo di pregare per lui e di dire alla moglie che doveva restituire a una certa signora una somma che lui aveva defraudato, altrimenti non sarebbe uscito dal pur­gatorio. La Madre chiese a questo signore di mettere una firma per convalidare ciò che le diceva. Si fece dare l’indirizzo per chiamare la vedova. La mattina seguente la Serva di Dio, dopo aver cercato, ha trovato questa signora e le ha raccontato l’epi­sodio. Al che la signora colpita e sconcertata disse piangendo alla Madre. ‘Sì, è vero, mi ricordo e subito cercherò di saldare il debito e pregherò per il mio povero marito’. Non so che fine abbia fatto questo documento, so però che suor Anna Mendiola per ordine della Madre bruciò tante carte riservate”.

Profumi

Da una sua relazione fatta al Padre Spirituale apprendiamo che trovandosi a Bilbao, nell’agosto del 1932, dopo varie estasi, tutta la sua persona emanava un profumo così intenso che si spargeva per la casa creandole non poco disagio perché attirava l’attenzione di tutti. Umiliata, lavò ripetutamente e inutilmente le sue vesti perché il profumo continuò a sentirsi ancora per molti giorni.

Molte persone del paese di Collevalenza hanno testimoniato che al suo passaggio si sentiva un intenso e inusuale profumo. Così ha testimoniato il Signor Pietro Bartolini, abitante in Collevalenza: “Il profumo lo sentivo tutte le mattine quando andavo in Parrocchia alla Messa delle sei, alla quale parteci­pava Madre Speranza. Non era un profumo usuale, ma qual­cosa di straordinario e gradevole che non ho mai sentito”.

La signorina Ferrotti Franca, anch’essa di Collevalenza ricorda: “Qualche volta, quando era in chiesa o passava per la strada, si sentiva un profumo come di viola e noi commenta­vamo che nonostante la sua povertà non rinunciava ai profumi. Abbiamo compreso che si trattava di un fatto fuori dell’ordina­rio, quando abbiamo conosciuto meglio la Madre”.

Comunioni straordinarie

Varie volte, come risulta dai suoi scritti e da alcune testimo­nianze, Madre Speranza ricevette la Santa Comunione in ma­niera straordinaria.

Il 23 febbraio 1929, quando si inaugurò l’asilo di calle del Pinar, il Vescovo di Madrid, Leopoldo Eijo Garay celebrò la S. Messa e diede alle suore la S. Comunione “eccetto a Madre Speranza – così si legge in un documento – che l’aveva rice­vuta dalle mani di Gesù alle quattro del mattino”.

Sempre nel 1929, per aver progettato di fondare una nuova Congregazione le fu proibito di ricevere l’Eucaristia. “Ma il Signore – scrive nel suo Diario – che non voleva privarmi del suo Corpo, quando giunse il momento, permise che l’Ostia sfuggisse dalla mano del Sacerdote e venne a depositarsi nella mia bocca”.

È ancora lei che accenna a due comunioni ricevute, nel 1930, direttamente dalla mano di Gesù: una prima volta il 19 aprile mentre Gesù le diceva. “Prendi, figlia mia, il mio Corpo che è per te vita eterna. In questa occasione la Madre domandò a Gesù da dove prendeva le Ostie, visto che nel tabernacolo del Collegio non c’erano. Gesù le rispose: ” Figlia mia, il mio Corpo l’ho preso dalla Parrocchia alla quale appartieni, e non ti succeda un’altra volta quello che è successo quest’anno, di dire che non mi lasciassero nel tabernacolo. Un’altra volta, il 23 aprile, mentre si trovava a letto malata: “Ricevetti di nuovo la Santa Comunione che lo stesso Gesù mi amministrò, accompa­gnato, come è solito fare, da due angeli”.

Guarigioni

Accenniamo ad alcuni episodi che si riferiscono a guari­gioni straordinarie, ampiamente documentate dai suoi scritti e da vari testimoni.

Suor Aurelia di Gesù Sanz era affetta da tisi ed era giunta ad un punto di non ritorno. La Madre stette un’intera notte pre­gando fervorosamente dinanzi al tabernacolo e ottenne una guarigione perfetta. Un’altra suora, Innocenza di Gesù, era caduta in un pozzo e si era fratturata la spina dorsale e una gamba rimanendo impossibilitata a muoversi. La sua guari­gione avvenne dopo essere stata avvolta da Madre Speranza in un pezzo di stoffa vecchia e sporca.

Fu portata al Santuario una povera signora di Prato affetta da un grave disturbo alla spina dorsale che la costringeva a camminare ricurva. I presenti chiedevano insistentemente alla Madre di toccarla, ma la Madre si scherniva. Infine rivolse al cielo gli occhi e incominciò a pregare. La guarigione fu imme­diata.

Lotte con il “tignoso”

Nella vita di chi si impegna a seguire Cristo il combatti­mento contro lo spirito del male è un elemento essenziale.

La vita umana è segnata dalla drammaticità di questa pre­senza e dalle tentazioni che essa presuppone.

Numerose e impressionanti furono le lotte che Madre Spe­ranza dovette sostenere contro il demonio.

I nostri contemporanei deridono spesso la convinzione dei cristiani che esiste e opera nel mondo una forza perversa e per­vertitrice, che non è qualcosa di generico, ma una vera e pro­pria entità personale.

Chi è vissuto accanto a Madre Speranza ha avuto ripetute e convincenti prove della sua esistenza e della sua azione. Esso si è materializzato svariate volte percotendola, cercando di spa­ventarla per farla desistere dalla realizzazione di ciò che il Si­gnore le chiedeva, vendicandosi delle sue realizzazioni e della sua carità verso i bisognosi.

Parlando del demonio Madre Speranza afferma che è un essere intelligentissimo, sta sempre appostato per vedere come può creare turbamento nelle anime e impedire ad esse di avan­zare nel cammino della santità. È necessario trattarlo con forza, energia e disprezzo e non è opportuno trattenersi a ragionare con lui. Le lotte contro il demonio risalgono ai primi anni della sua vita religiosa. Un documento importante è la pagina del suo Diario scritta il 23 aprile 1930.

“Ho passato la notte abbastanza male a causa della visita del “tignoso”, il quale mi ha detto: ‘Quando smetterai di essere così stupida e non farai più caso a quel Gesù che tu credi che ti ama. Ti ho già detto molte volte che mi è stato dato il permesso perché faccia di te quello che mi piace… Ti ripeto: non fare la stupida!’.

Ci sono nella vita di Madre Speranza alcuni episodi nei quali persone che davano segni evidenti di essere possedute dallo spirito del maligno, furono liberate con le sue preghiere e il suo intervento.

Madre Speranza credeva nel demonio, non poteva non cre­derci.

Troppe volte aveva esperimentato la sua brutale violenza, ma non era una credulona. Lei stessa afferma che quando sen­tiva parlare di posseduti o indemoniati era molto diffidente e pensava che tutt’al più si trattasse di qualche passione da cui un individuo era dominato. A volte disse decisamente che per­sone credute indemoniate non lo erano affatto, ma erano piut­tosto delle isteriche o esibizioniste. In alcuni casi, però, aveva concretamente ammesso questa possibilità, come in un episo­dio che lei stessa commentò l’indomani alle suore che avevano assistito alla scena e stavano per iniziare i loro esercizi spiri­tuali. Si trattava di una donna che da undici anni si trovava in quelle condizioni.

Emetteva spuma dalla bocca e dal naso, era violenta e gri­dava in maniera scomposta, strisciando per terra e contorcen­dosi come una serpe, mentre diceva: “non mi toccare con quella mano che brucia”. Madre Speranza fu costretta ad affer­rarla per il collo e spingerla contro la parete. La forza e la pre­ghiera risultò una terapia efficace perché la donna, subito, guarì tra la meraviglia dei presenti e la gratitudine dell’interes­sata.