Rossella Pietrella

Perugia

 Mi sembra bello e doveroso iniziare questa testimonianza parlando di Madre Speranza perché è attraverso il sì di questa creatura che il Signore ha potuto portare a compimento questo Suo progetto di Amore e Misericordia. Ho avuto la grazia di conoscere la Madre quando avevo l’età di 12 anni, e fino alla sua dipartita ho beneficiato della sua benevolenza. Sono stata nel collegio della Casa della Giovane a Todi per frequentare le scuole medie, e siccome ero l’unica bambina che aveva i genitori lontani, nelle Marche, ritornavo a casa soltanto nelle occasioni di Natale e Pasqua, mentre le altre ogni domenica i genitori le portavano in famiglia, ed io restavo così con le suore. La Madre spesso mi diceva che nessuna cosa viene a caso e, soltanto quando sono diventata più grande, ho capito ancora meglio di quale dono mi aveva privilegiato il Buon Gesù. Senza farmi mancare l’amore dei miei genitori, infatti, tutte le suore mi volevano un bene dell’anima che anch’io contraccambiavo.
 
Il Buon Gesù mi dava ogni domenica la possibilità di andare a Collevalenza con le suore e avere così la grazia di intrufolarmi con loro per salutare la Madre e deliziarmi delle attenzioni che lei aveva per me ogni volta che mi vedeva. Questo mi riempiva il cuore di tanta gioia. Ella indossava quasi sempre un grembiule blu, perché era una lavoratrice instancabile. Quando mi vedeva da lontano, mi faceva avvicinare a lei, poi metteva una mano sotto il grembiule, tirava fuori una manciata di caramelle e me le porgeva. Ricordo che alla fine dell’anno scolastico mi ritrovavo sempre con una scatola colma di caramelle perché non le mangiavo, anche se mi piacevano da morire; non le mangiavo, le conservavo tutte, in quanto le tenevo come un tesoro per il fatto che le avevo ricevute dalle stesse mani della Madre. E’ proprio per questo motivo che ogni tanto me le stringevo al cuore, come per abbracciare chi me le aveva date e sentire la sua presenza. La stessa cosa si ripeteva con gli agnellini di pan di Spagna che la Madre stessa faceva, per ognuna di noi, per le sue figlie e i figli, in occasione della santa Pasqua. Voi non ci crederete ma il mio agnellino diventava sempre duro perché pensando che la Madre lo aveva fatto con tanto amore, non potevo che conservarlo tutti gli anni senza mangiarlo.
 
Le scuole superiori, invece, le ho fatte nelle Marche, ma per le vacanze estive mettevo in croce i miei perché mi dessero la possibilità di andare con Sr M. Grazia, che in quel tempo era incaricata delle ragazze – ora è Madre vicaria -, alle colonie di Marina Palmense o a qualche campo scuola. Un anno ricordo che andammo con P. Quinto a Frontignano di Ussita, dalle mie parti, e al ritorno ebbi la possibilità di recarmi con le suore a Collevalenza e incontrare la Madre. Questo era sempre il mio fine.
 
Mi ricordo come se fosse ora: Lei, tenendo le mie mani nelle sue, mi lasciava parlare e con un “pregherò figlia mia!” riempiva il mio cuore di tanta gioia, tanto che un giorno mi misi a piangere dalla contentezza e Lei mi disse: “Vedi figlia mia, Gesù vuole riempire il cuore di tutti con tanto amore, come io l’ho fatto a te! Perché l’unica cosa che desidera è che ogni suo figlio sia felice e contento unito a Lui. Purtroppo però sono molti coloro che ancora non hanno compreso questo messaggio di amore. Dobbiamo pregare tanto!!”. Poi prima di salutarmi mi metteva la mano sulla testa e con uno schiaffetto amoroso e di incoraggiamento che mi dava sulla guancia, mi ripeteva ogni volta: “pensa a santificarti, figlia!” .
 
Il Signore, poi, ha voluto che mi iscrivessi all’università di Perugia. Visto che Sr M. Grazia è stata sempre il mio riferimento fin dai tempi del Collegio e dei periodi estivi, e in quel periodo si trovava nel Collegio di Fratta Todina, mi sono fermata con lei aiutando le suore nei ritagli di tempo tra lo studio e l’università. La Madre Speranza diede il consenso perché mi fermassi come esterna, forse perché mi conosceva fin da piccola. Devo proprio dire che il Buon Gesù, così lo chiamava sempre la Madre, mi ha privilegiato ancora di un altro dono, perché all’epoca, a causa della salute sempre più cagionevole, accompagnavano spesso Madre Speranza a fare una passeggiata in macchina, così poteva contemplare le meraviglie del creato – a volte se ne usciva con questa espressione diretta all’autore divino: “Qué pintor!” – e respirare un po’ di aria pura. A Fratta Todina avevamo un grande giardino e la Madre la portavano lì.
 
Scusate se dico noi, ma mi sono sempre sentita in famiglia e, più ancora, in casa mia!
 
E questo tuttora perché mi sento una figlia della stessa Madre e dei Padri, anzi ancora più di allora, perché faccio parte del gruppo dei laici dell’Amore Misericordioso. e dei volontari del Santuario. Ricollegandomi sempre alla passeggiata della Madre, mi ricordo che quando ci avvisavano del suo arrivo, io mi precipitavo ad aprire un grande cancello per farla accedere al giardino stesso e per portarle una poltrona di vimini e farla sedere. Ero gioiosa di potermi far stringere da quelle braccia sofferenti, ma tanto amorose e darle un bacio sulla mano che lei teneva sempre fasciata.
 
Una volta le chiesi di spigarmi quale è l’atteggiamento di Gesù quando io pecco. Lei con tanta dolcezza mi rispose: «Vedi, figlia mia, quando fai i peccati il Signore si comporta così: tu immagina un papà che tiene in mano un bambino e questi ad un certo momento comincia a fare capricci, a comportarsi male. Il papà tenta di avvertirlo, di ammonirlo, di invogliarlo a frenarsi e questo bambino niente, pensa soltanto a fare sempre più male. A questo punto il papà stringe più forte la mano del bambino perché non cada, perché non si faccia più male di quanto si sta facendo e volge lo sguardo dall’altra parte come per dire: “Neanche lo voglio vedere il male che sta compiendo!”. Vedi, figlia mia, Gesù quando vede il nostro peccato fa finta di non vederlo, e si preoccupa di come può aiutarci perché possiamo venire fuori da quel peccato e dalle conseguenze che esso comporta». Che grande messaggio davvero divino mi affidò, quel giorno, la Madre!
 
Il giorno della sua dipartita al cielo è stato per me il giorno più triste della mia vita. Ricordo che appresi la notizia a Todi mentre ero a lavoro. Lasciai tutto e mi precipitai a Collevalenza. Tra la neve e con gli occhi pieni di lacrime non so come ho fatto ad arrivare a destinazione. Mi precipitai nella camera della Madre, la trovai adagiata sul suo letto come se mi stesse ad aspettare, questo è ciò che ho avvertito in quel momento. Presi un fazzoletto e lo misi dentro le sue mani chiedendole di non lasciarmi mai. Questo doveva essere il nostro segreto, ed è proprio per questo che da allora la Madre non mi ha più lasciata e come una volta mi ha fatto da Mamma, così ora dal Cielo non mi farà mancare il suo amore di Madre.
 
Questo è stato quel piccolo chicco di grano divino che, attraverso il suo sì, ha germogliato e portato sempre più frutti, dando la possibilità, a me e a tanti, di scoprire in modo particolare in questo Santuario dell’Amore Misericordioso il vero volto di Dio, e cioè non un giudice severo bensì un Padre tutto bontà che ama i suoi figli, li perdona, dimentica le offese e non le tiene in conto, un Padre che attende il figliol prodigo per riabbracciarlo e fare festa, il Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita, la ritrova e se la pone sulle spalle per riportarla all’ovile. Un Padre che ama tutti con la stessa intensità e senza distinzione, al punto che l’uomo più perverso, più perduto e miserabile è amato da Lui con tenerezza immensa. Un Dio che opera in ogni uomo come un Padre e una tenera Madre. Il Signore ci ama tutti perché tutti siamo opera delle Sue mani e figli suoi, che Lui vuol far felici portandoli alla piena comunione con sé. Il Signore non finisce mai di pensare a noi, il Suo amore veglia incessantemente sulle vicende della nostra vita. Egli non si arrende e non si stanca, anche quando lo offendiamo. Lui non si allontana da noi e non ci abbandona, sempre pronto a tendere la mano per riattirarci.
 
Il Crocefisso dell’Amore Misericordioso è la prova eloquente di questo amore disinteressato e fedele. Dio infatti ci ha amato dandoci il suo figlio immolato sulla croce, non quando eravamo pentiti dei nostri peccati, ma quando ancora eravamo ribelli e peccatori. Gesù continua tutti i giorni, nella S. Messa, a rivelare il sacrificio della Croce, dandosi a noi come cibo, gesto di Amore portato fino all’incredibile. Quante persone passano davanti al Crocefisso dell’Amore Misericordioso, e quante di esse rimangono estasiate davanti a questo oceano di Amore che vuole inondare i cuori attraverso la Sua acqua purificatrice e rinnovatrice! Per poter giungere a ciò il Buon Gesù ci ha lasciato Maria, Mediatrice universale. Madre Speranza era devotissima a Maria Vergine e la pregava con fiducia. Un giorno, ricordo, mi disse: “Figlia, affidati alla Madonna e Lei ti insegnerà a conoscere e seguire Suo Figlio”. Come lei ci ha insegnato, possiamo rivolgerci a questa dolce Mamma così: “Tu Madre mia, che generasti e con le Tue delicate mani ti prendesti cura del Buon Gesù, educami ed aiutami nel compimento dei miei doveri, conducendomi per i sentieri dei comandamenti. Dì per me a Gesù: ricevi questa figlia, te la raccomando con tutta l’insistenza del mio cuore materno!”
 
La Madre mi diceva che il Signore non si fa mai vincere in generosità, ed è proprio per questo che Gesù oltre a rivelarci il Suo vero volto attraverso il Crocefisso dell’Amore Misericordioso ci ha dato il modello di vita per giungere a Lui, Maria Mediatrice. E, servendosi sempre di Madre Speranza, ci ha donato un altro segno della sua misericordia, ordinandole di far scavare un pozzo, la cui acqua doveva alimentare le Piscine e le fontane per far sì che i pellegrini potessero adoperarla con fede e amore, sicuri che sarebbe loro servita di refrigerio al corpo e di salute all’anima. Non sapete quale dono grande riceviamo dal Buon Gesù noi che facciamo volontariato alle piscine. Noi sperimentiamo la Sua grazia immensa. Infatti ci dà la possibilità di toccare con mano, per ogni pellegrino che s’immerge nella vasca, la Sua potenza, la Sua grazia, la Sua misericordia. La Madre sicuramente direbbe: “Come è buono il Signore!”.
 
Voglio terminare questa testimonianza a cuore aperto lasciando alla Madre stessa la parola, pregandola di servirsi di questa piccola figlia sua per parlare al cuore di ciascuno dei presenti. Ascoltiamola: «Chi desidera stare unito a Gesù, se lo desidera sul serio, deve essere convinto che il punto di partenza è cercare di vivere con umiltà e con mitezza; non serve a niente avere qualità e talenti, addirittura non serve neanche avere buona volontà e buon carattere. E’ necessario solo mettersi a seguire Colui che ha detto: “Imparate da me ad essere miti e umili di cuore e le vostre anime troveranno la pace”». Grazie Madre!